mercoledì 25 giugno 2014

Maxbjj on the road - Seminario di André Galvão


Maxbjj è di nuovo “On the road” questa volta la strada mi porta a Milano, destinazione Palestra La Comune sede dell'accademia del professor Ivan Rocha Cabecinha e dei suoi collaboratori Ariel Colombo e Romano Mainardi.


Mentre in Italia André Galvão chiamava a raccolta 60 lottatori e lottatrici a sudare sullo storico tatami della capitale meneghina, milioni di italiani seguivano le vicende calcistiche della nazionale azzurra in terra Brasiliana. Ad ognuno il suo Brasile! Anche l'orario inconsueto per un seminario, che terminava verso mezzanotte, non è bastato a dissuaderci dal piacere di essere presenti alla prima volta milanese del coach dell'Atos team.


André Galvão è stato molto disponibile e, oltre a mostrarci tecniche mai viste prima, (frutto delle sue escolinha con i suoi migliori atleti a San Diego, vero laboratorio di nuove tecniche) ha condiviso con tutti la sua filosofia e tanti consigli su come approcciarsi nel modo migliore all'arte suave.

Galvão ha sottolineato l'importanza della flessibilità-fluidità come uno degli attributi principali per apprendere e dispiegare nel modo migliore le tecniche del jiu-jitsu. Ha ammesso che gli avversari che teme di più sono quelli un po' nerd privi di grosse masse muscolari, dinoccolati e flessibili che sono difficili da controllare perché non si irrigidiscono mai e seguono il flusso del combattimento. Evidentemente chiara l'allusione a lottatori come il suo allievo Keenan Cornelius che pur essendo scarsi in sala pesi sul tatami sono dei mostri. La forza serve - Galvao ha aggiunto - sopratutto se si tratta di un incontro a tempo ma in un incontro senza limiti la flessibilità vince sempre la forza non a caso il campione del mondo open è Bucheca e non Rafael Mendes pur essendo, dei due, il secondo il più tecnico. Chi legge le mie pagine sa cosa ne penso a riguardo e sentire queste parole e stato dissetarmi da una fresca fonte. Per acquisire fluidità ha suggerito di lottare ad occhi chiusi perché il jiu-jitsu è un'arte marziale di contatto e senza vista la capacità di sentire l'avversario si acuisce.



A tutti quelli che si fanno chiamare maestro le parole di Galvão dovrebbero servire per fare un bel bagno di umiltà. Dice che non ama essere chiamato maestro e non ci si sente. Lui si considera un professore, per essere maestro occorre saper trasmettere anche insegnamenti che trascendono la pratica, insegnamenti di ordine superiori, quegli insegnamenti in grado di far germogliare un seme e permettergli di diventare una pianta forte e dalle radici ben radicate.

Si è soffermato anche sull'aspetto psicologico di un atleta e di un campione, della pressione che uno come lui sente quando sale sul tatami di un grande campionato le aspettative di tutti nei suoi confronti e come affronta questi "avversari". Per fronteggiare queste pressioni suggerisce di essere sempre positivi mai far precedere ogni pensiero dall'avverbio NON: NON devo perdere, NON mi deve passare la guardia, NON mi deve ribaltare. 


Anche sulla strategia di combattimento ci ha lasciato alcuni spunti di riflessioni. Personalmente -ci ha detto- non salgo sul tatami con una strategia. La lotta è un continuo divenire e lui è pronto ad affrontare le diverse situazioni nel momento in cui si presentano. Poiché sa proiettare, sa lavorare da sopra e da sotto, non ha bisogno di forzare la lotta per andare dove sa lavorare e per evitare quelle situazioni in cui non è ferrato. In questo segue lo stile del suo maestro Tereré. Una delle poche volte in cui ha seguito una strategia - ci ha detto - è stata nella finale degli ultimi mondiale in cui si era intestardito a voler passare mettendo pressione con il double under invece di sfruttare il suo gioco che prevede finte e cambi di ritmo e di fronte.

Galvão con Maxbjj
Ma veniamo alla parte tecnica. Come prima cosa ci ha spiegato, con una mole esagerata di dettagli, il knee slide pass, poi una variazione di toreando pass e infine il long step pass. Ogni dettaglio ha un suo perché - ha sottolineato -  nulla e lasciato al caso. Tutte le tecniche che ci ha spiegato partivano dalla DLR, oggi la posizione più usata da chi fa guardia. Ci ha mostrato come rompere la presa al pantalone, quella di cui Leandro Lo è esperto, e come terminare ogni passaggio con una sottomissione, perché questa è il fine ultimo che ogni lottatore deve ricercare in ogni lotta. La finalizzazione è quello che distingue il Jiu-Jitsu, ad esempio, dalla lotta olimpica e dal Judo dove quando ci si sente in difficoltà ci si mette pancia a terra o in tartaruga. Nel Jiu-Jitsu, come nella vita – aggiunge Galvão - occorre fronteggiare il proprio avversario non voltargli la schiena e poi cercare di finalizzarlo così come nella vita bisogna “finalizzare” i problemi, non fuggirli.

Poi ci ha mostrato diverse varianti della Worm Guard, posizione che chi segue il blog ha avuto modo di conoscere. Dettagli interessantissimi che dimostrano quanto il jiu-jitsu d'elité sia in continuo divenire. Chi crede che la posizione sia statica si sbaglia di grosso (uno di questi ero anch'io). Vederlo lavorare con i baveri e con tutti quegli intrecci è stato uno spettacolo. Diciamo che la sua didattica precisa ed essenziale ha permesso anche alle cinture bianche di provare una delle guardie più innovative presenti oggi sul "mercato".

Per chi si chiedesse chi è che da questi nomi strani alle tecniche quali berimbolo, worm guard, sappia che André Galvão è ufficialmente colui il quale trova soprannomi e nomi per ogni cosa quindi se non vi piace qualche nome ora sapete con chi prendervela.
Il seminario si è concluso ben oltre l'orario previsto con diverse lotte che Galvão a voluto fare con alcuni dei presenti. Ho avuto l'onore di essere stato scelto da André per uno di questi sparring. Prima di tutto ci tengo a dire che gli ho fatto 2 punti e poi per non farlo sfigurare gli ho permesso di finalizzarmi con una mano di vacca. Va bene diciamo che il raspado me lo ha permesso e che poi non ho avuto modo di evitare che mi finalizzasse dalla monta con una mano di vacca. Esperienza unica e molto divertente.

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