lunedì 1 ottobre 2012

C'era una volta


Ascoltando i maestri della vecchia guardia ci si accorge che in fatto di mode, atteggiamenti e costumi sono passati mille anni. I requisiti che doveva avere un aspirante istruttore di Helio Gracie per essere promosso ci riportano ad altri tempi.

Diciamo che allora gli ostacoli per essere un istruttore non erano pochi. Non si doveva né bere né fumare o fare vita notturna, essere sempre puntuali o arrivare prima degli allievi, essere impeccabili nella persona, gi sempre pulito, capelli corti niente tatuaggi.

Oltre a questo le qualità etiche morali non dovevano essere sottovalutate. Un maestro doveva esserlo dentro e fuori il tatami, essere un esempio, non usare un linguaggio non conveniente per rispetto al dojo e agli allievi, una condotta irreprensibile in modo da non portare discredito alla scuola e allo stile divulgato. Il kimono era bianco senza patch e sempre pulito. Davvero altri tempi!

Sento già le critiche: ma Max, i tempi sono cambiati oggi nessun fa più caso a chi porta i tatuaggi, veste gi sgargianti o chiome dai tagli bizzarri e multicolorati. No, Ci mancherebbe! In ossequio al relativismo culturale e al politically correct mi astengo dall'entrare nel merito, mi sono limitato a fare una costatazione storica  lasciando a ognuno la scelta di decidere quale via intraprendere.

Quello che uno decide di mettersi addosso o tatuarsi è una propria scelta, si chiama libertà di espressione così come le idee politiche e religiose che si decide di professare. E' anche altrettanto vero che nel momento in cui si condivide con altri una passione, questa è messa in primo piano e tutto quello che può essere d’intralcio, va messo da parte.

Di certo lo sport, il bjj, il grappling e le MMA potrebbero benissimo fare a meno delle seguenti forme di espressione estetica, spirituale e politica.

gi arlecchino style
 
rash guard con simboli ex URSS

brand con iconografia di esterma destra

brand con immagini cristiane

tatauggio falce e martello e stella anarchica
svastica e aquila del terzo reich tatuata sul petto

6 commenti:

  1. D'accordissimo al 100%.
    Il Jiu jitsu non è solo sport e difesa personale, è uno stile di vita rigoroso e chi vive nel perimetro del tatami deve assoggettarsi alle sue dure leggi. Chi ne vive l'essenza e lo spazio quindi dovrebbe cambiare le proprie abitudini a 360°: dieta, cura del corpo e dello spirito, vita sociale, lavoro, politica(sul tatami dovrebbe esistere solo il jiu jitsu), cultura, obbiettivi, etc.
    Chi non riesce a fare meno del junk food, chi fa le ore piccole riempiendosi di vizi stordenti, chi non può andare in palestra perchè ha gli orari lavorativi coincidenti o chi vorrebbe lucrare col bjj(c'è tanta crisi), chi in palestra insulta con astio il compagno di corso "negro" o "straniero"(nb: e poi magari hanno il mestre brasiliano con lo stesso colore della pelle, ma per loro è differente) o esponente di un partito avverso nero-rosso-fucsia, chi non partecipa alle gare perchè pensa di essere troppo vecchio per poter competere e i facciogiuggizzupermetterminforma, tutti questi, vivono un jiu jitsu differente da quello che praticavano i fratelli Gracie e da quello che vorrei praticare io. Senza offesa per nessuno, eh! RESPECT.

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  2. Vabbè Samuele però non possiamo accomunare chi non può fare Jiu Jitsu sempre per impegni lavorativi con chi lucra e chiama "Negro" un altro maestro per tirare acqua al suo mulino.
    Il primo è una persona impegnata il secondo è uno stronzo.
    Non tutti possono dedicare TUTTO al BJJ e questo non sminuisce comunque l'impegno, anche se ridotto a uno due allenamenti a settimana.
    Non sono tutti agonisti.
    Relativamente alle vecchie storie di maestri lindi e pinti le magagne ci sono sempre state e anche i comportamenti poco nobili (vedi Rickson Gracie VS Hugo Duarte) ed in generale tutti gli scontri tra BJJ e Luta Livre...

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  3. Vero sono generi di comportamenti distinti, non posso nascondere però che nello specifico mi infastidiscono ugualmente perché urtano la mia sensibilità. Forse però mi sono spiegato male.

    -(Esempio più specifico) La persona troppo impegnata nel lavoro ma che non riesce ad impegnarsi adeguatamente nel jiu jitsu non mi da adito a pensieri(neanche lo vedo in palestra, come potrei), ha semplicemente scelto la professione alla passione; mi infastidisce invece la mancanza di rispetto di chi ipocritamente sentendosi Dio in terra partecipa al massimo a una lezione una volta al mese(senza magari svolgere drills e tecniche della giornata, volendo solo fare un breve riscaldamento per poi passare al rolling, con la scusante di un ipotetico lavoro che gli occupa tutto il tempo e/o di un'anzianità precoce venuta prima dei 40anni che lo limita nei movimenti per poter partecipare con efficienza fisica alle competizioni), va a dire a fine anno a chi si allena ogni santo giorno e fa gare con sacrifici di ogni tipo che vorrebbe strip e aprirsi un corso tutto suo(ma come, non era occupatissimo col lavoro?) e uscito dalla palestra sparla con tutti di loro dicendo che non valgono niente, che hanno vinto le gare per fortuna o perché avevano pochi avversari nella loro categoria... come lo definiresti questo tipo di persona, impegnata o... un po' stronzetta? :D

    -Per quanto riguarda il razzismo NON ho scritto nel commento precedente di conflitti fra Mestre dal diverso colore della pelle per questo motivo(spero di non vedere e neanche sentire mai di scene simili, ogni Mestre è una guida esemplare che va oltre l'ambito del jiu jitsu), ma di chi arrogante e politicamente scorretto si avvicina alle arti marziali più per sfogo aggressivo che per passione, ritrovandosi in un clima completamente differente subendo una bella doccia gelata. Un compagno di corso di diverso colore della pelle o dalla diversa levatura sociale o politica differente deve essere trattato come tutti gli altri jiujitsuka, in quanto l'unica condotta da seguire in palestra deve essere quella pura e rispettosa del Mestre o di chi ne fa le veci, il resto rimane fuori dal tatami.

    Per l'ultima parte del tuo commento non sono invece d'accordo, non ho visto nessun comportamento disonorevole nel jiu jitsu di una volta, e se Rickson Gracie ha (ec)ceduto ai sentimenti d'ira e di sfida lo ha fatto in un contesto non sportivo(nella vita privata ognuno è libero di far quel che vuole, sul tatami o sul ring no, ci sono regole da rispettare) e perché provocato da Duarte, non dimentichiamocelo.

    Una buona serata. :)

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  4. Az... il sig. (Esempio più specifico) è un mega stronzo! personalmente non ho mai avuto il "piacere" di dividere il tatami con un soggetto simile.

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  5. non sono d'accordo sul fatto che dici "chi vorrebbe lucrare col bjj(c'è tanta crisi)" sul JJ tutti cercano oggi di lucrare paragonandolo alle altre discipline di lotta, i costi per qualsiasi cosa sono quasi il doppio.

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  6. @Anonimo:

    A farsi pagare le lezioni non c'è niente di male; può sembrare brutto ma bisogna mandare avanti il corso in qualche modo, e organizzare feste di autofinanziamento al posto del mensile come alternativa sociale potrebbe essere un grosso rischio al giorno d'oggi(fare questo tipo di feste implicherebbe molta gente interessata al jiu jitsu e a iniziative di benefit, ora siamo un pò agli antipodi). Quello che mi stupisce invece è che sempre più spesso si cerchi di sfruttare la passione degli atleti per lucrare tramite ad esempio(ogni riferimento a persone con la coda di paglia esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale) con:

    -Competizioni locali che non sono a regola col fisco; niente assicurazione, niente scontrino, niente dichiarazione dell'introito, non vengono pubblicizzate tramite siti o blog permanenti ma tramite facebook o blog temporanei, che poi vengono puntualmente cancellati in modo da non lasciare in futuro tracce compromettenti.
    -Compravendita di Gi, gadgets, rashguards, pantaloncini, banchetti interi o gente che ti si avvicina e ti sussurra all'orecchio: "psss... lo vuoi il kimono? Se lo prendi da me lo paghi la metà, shhh!" tutto questo senza scontrini, dichiarazioni etc., e non parlo di merce usata, parlo di merce nuova e da negozio.
    -Nascita come funghi porcini di fantomatiche organizzazioni che possono permetterti -in cambio di tanto denaro sonante ovvio- di avere un attestato da incorniciare e mettere in palestra subito(senza dover sostenere noiosi corsi da centinaia di ore di infermieristica, soccorso, tecniche di insegnamento, ma a che ce servono)che ti abilita legalmente all'insegnamento, fondamentale per aprire un corso tutto tuo, anche se poi il corso per avere l'attestato non esiste e ti viene a costare più di 500euro e un 200euro all'anno fino alla fine dei secoli come pizzo. Tra l'altro poi corsi organizzati a norma di legge ed economici sono veramente pochi e quasi introvabili, chi si vuole aprire un corso protetto da un attestato giocoforza avrà a che fare con questi signori e dargli soldi.

    Questo è il quanto caro anomino... e poi che vuol dire la tua giustificazione sul non essere d'accordo perchè "sul JJ tutti cercano oggi di lucrare paragonandolo alle altre discipline di lotta, i costi per qualsiasi cosa sono quasi il doppio"? Sorry, ma non l'ho capita...

    Un buon pomeriggio,

    Samuele Quarta

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